Gian Mario Pollero ben noto ai collezionisti per la sua immediata comunicativa pittorica e per la sua preziosità cromatica, Gian Mario Pollero rappresenta il più vigoroso interprete del futurismo savonese. Tra gli interpreti di quel felice periodo artistico che Savona ha visto fiorire nella prima metà del novecento, Pollero si distingue per essere l’artista maggiormente disposto ad avventurarsi nelle più ardite sperimentazioni. E’ certo che le componenti del suo linguaggio pittorico evidenziano una lunga e paziente ricerca di quella padronanza di mezzi espressivi, che molto spesso lo spingono fino al limite del prezioso. Un quadro per Pollero non é mai finito ed ha sempre bisogno di un’ulteriore rivisitazione affinché esprima al meglio lo stato d’animo dell’artista che insegue, sulla tela, un mondo ideale, una sostanza etica in perpetua tensione descritta, da un maestro del colore quale egli é, attraverso le molteplici sfumature della natura. Anima naturalmente e drammaticamente votata agli ideali, credente più che cattolico, egli é portato a vivere gli eventi dentro di sé in “una sorta di perenne presente” – ha detto bene Carlo Munari – “ove passato remoto e futuro si incontrano”. Sono proprio la sofferenza ed il dolore causato dagli eventi le sensazioni più forti in Pollero. Esse assumono una dimensione globale, coinvolgendo l’Umanità e la natura che la circonda. I fiori sull’autostrada, le splendide farfalle, le cattedrali di luce, il pendolo in continua oscillazione descrivono immagini della mente che emergono da un contorto universo di grovigli meccanici per esprimere l’inquietudine “dell’Uomo dinnanzi alle proprie scelte” comunicata attraverso l’ opera di un’anima sensibile dedicata all’arte. Gian Mario Pollero sembra contemplare gli eventi in un perenne presente ove passato remoto e futuro si incontrano dinnanzi al ripetersi, così sempre uguale, degli interrogativi angosciosi dell’animo umano in una cosmogonia fantastica nella quale trionfa la presenza del “Divino”. Un Dio amore, vita, dolore, senso finale di tutto ricercato con sofferenza e con precisione eccessiva. Un Dio che si ripete, di dipinto in dipinto, attraverso gli emblemi delle “Croci” delle “Trasfigurazioni di Cristo” presenti negli autoritratti e nelle “Cattedrali” che sembrano voler salire verso il cielo.