Nato a San Marino nel 1938, milanese d’adozione, Spadari raggiunge la sua prima maturità agli inizi del decennio Sessanta e il suo linguaggio più maturo alcuni anni dopo, quando, insieme a Baratella, De Filippi, Mariani, Sarri, individua nel linguaggio proveniente dalla cultura popolare del tempo il mezzo più consono all’espressione della sua visione del mondo e della pittura, fortemente segnati dall’impegno politico e dalla volontà di coniugare realismo e visionarietà all’interno dello spazio pittorico. Sono questi gli anni in cui tiene le prime personali e soprattutto partecipa a importanti collettive come a Parigi nel 1969, l’anno successivo a Bruxelles e al Muse’e d’Art Moderne de la Ville de Paris nel 1973 e nel 1974. In questi anni l’utilizzo di immagini solarizzate, provenienti soprattutto dall’immaginario cinematografico, si unisce alla ripresa di immagini tratte dalla storia e dalla realtà quotidiana, dando vita a dipinti complessi dal punto di vista compositivo e al tempo stesso dal grande impatto comunicativo.
Nel 1972 e’ invitato alla Quadriennale di Roma, nel 1976 e’ alla Biennale di Venezia e l’anno successivo a Palazzo dei Diamanti di Ferrara, a dimostrazione dell’interesse costante della critica nei confronti del suo lavoro. Gli anni Ottanta vedono l’affacciarsi all’interno della sua poetica di elementi meno immediatamente riferibili agli eventi dell’attualità, soprattutto nel ciclo dedicato ai paesaggi -postnucleari o pre-istorici-, secondo una definizione dell’artista stesso, che verranno esposti per la prima volta alla Galleria Bergamini di Milano nel 1982. Si apre così la sua ultima stagione, fatta di riflessione sulle esperienze precedenti sia in ambito pittorico che in ambito sociale, come testimoniano i cicli dedicati al terrorismo degli anni Settanta e alla società contemporanea, nei quali l’artista sembra ricercare una nuova misura pittorica, piu’ articolata e meditata, ma non per questo meno coinvolta nella riflessione sui grandi temi dell’attualità.