Caminati Aurelio (1924-2012)

Aurelio Caminati (1924-2012)

Dopo il suo periodo di formazione e di apprendistato giunge alla notorietà con l’importante mostra del 1950 allestita alla Galleria Bergamini di Milano. Nel 1956 è invitato alla Biennale veneziana, dove espone opere ispirate al “realismo sociale” e nelle quali compaiono umili figure di lavoratori e scene di vita quotidiana. La seconda fase della sua continua e inesausta ricerca artistica è quella dei cosiddetti “falsi ideologici”, cioè citazioni esplicite da quadri celebri, ma anche invenzioni figurative originali come le evanescenti presenze di strani fantasmini affioranti dalla tela o dalla carta. Il 1963 è l’anno della Pop Art, interpretata da Caminati come presa di coscienza della deriva consumistica ed omologante che già in quegli anni del cosiddetto “miracolo economico” si profilava all’orizzonte. Dalla Pop Art all’iperrealismo il passo è stato breve, dato anche l’interesse per le possibilità tecniche offerte dalla fotografia, intesa come mezzo di “trascrizione” e trasposizione di immagini tratte dai media in un contesto del tutto diverso con effetti di straniamento, e la sua ammirazione dichiarata per la tecnica del trompe l’oeil e dei grandi dipinti celebrativi dei fasti napoleonici. Negli anni Ottanta riprende a dipingere con le tecniche tradizionali, reinterpretando l’iconografia neoclassica – come ha osservato il critico Germano Beringheli – in chiave postmoderna. Nel 1990 dipinge i grandi affreschi nel foyer del teatro Carlo Felice di Genova. Dell’estate del 1998 è la mostra al Ducale “Aurelio Caminati. Opere dal 1947 al 1998” curata da Franco Sborgi. In quell’occasione si installarono dei video che documentavano le performances “concettuali” e le “trascrizioni animate” degli anni Settanta e Ottanta. Di lui ha detto, ancora Beringheli che “conduce l’osservatore verso scoperte imprevedibili e che è, perciò, un po’ come Masson, continuamente mutevole, trapassa Pop Art, iperrealismo e il gusto del rischio suscitato dalle citazioni immaginarie di quelle ‘trascrizioni’ le cui dilatazioni rappresentative hanno avuto la fisicità del gesto, gli abbandoni e gli entusiasmi di un’iconografia che ha premuto oltre i confini del quadro”. Relaizzerà a partire dagli anni '70 numerose ceramiche nella città di Albissola Marina.

QUADRI

CERAMICHE

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